L’1 novembre era il giorno del capodanno celtico, un momento di contemplazione gioiosa, in cui si faceva memoria della propria storia, della propria gente, dei propri cari, in cui si celebrava la speranza di non soccombere alle sventure, alle malattie, alla morte stessa, che non era l’ultima parola, se era vero che i propri cari, almeno una volta l’anno, potevano essere in qualche modo presenti. Nella magica notte di Samhain non erano le oscure forze del caos che riportavano nel mondo i morti, ma il ricordo e l’amore dei vivi che li celebravano gioiosamente. Samahin era legata all’immagazzinamento delle provviste che dovevano servire per i mesi invernali, che erano la garanzia della continuità della vita. L’uomo ripeteva così il ritmo della natura che sembrava morire con i suoi semi che scomparivano sotto la neve, ma che sarebbero tornati a dare nuova vita. Nei villaggi si accendeva nella notte il nuovo fuoco e la sua luce veniva poi portata in tutte le case. Ma i simboli della vita che si preparava nascostamente a rinascere toccavano anche i morti. Infatti si credeva che le anime di coloro che erano venuti a mancare durante l’anno avessero il permesso di tornare sulla terra nel giorno di Samhain, recando dei doni ai vivi.
Il passaggio da questa antica tradizione a quella rinnovata di Halloween avvenne nel Medioevo ad opera della chiesa cattolica, istituendo prima la ricorrenza di Ognissanti e, successivamente, quella dei Defunti, di coloro che non erano morti in piena santità di vita, perché si pregasse per loro e perché si coltivasse la speranza certa della loro salvezza e della loro intercessione per i loro cari in terra. Il nome Halloween è indiscutibilmente termine di origine cristiana, deriva da All Hallow’s Eve e vuol dire semplicemente ‘Sera della festa dei Santi’.
Era così compiuta la piena valorizzazione dell’antica tradizione celtica nella fede cristiana. Le due celebrazioni cristiane dei Santi e dei Defunti annunciavano ora che non era stato un errore credere che i morti potessero visitarci. Il Cristo era venuto a rinnovare questa fiducia su di una base molto più salda, dando agli uomini un dono che superava ogni loro desiderio, la comunione reale e continua della chiesa della terra e di quella del cielo.
È utile a questo punto soffermarsi a cogliere le conseguenze educative di questa ricostruzione storica: il binomio Samhain-Halloween può sempre di nuovo essere raccontato
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perché i bambini non abbiano paura dei santi e dei morti, ma imparino a confidare nell’assistenza di coloro che sono già in cielo,
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perchè sappiano che esiste un modo per amare chi non è più su questa terra e che esso consiste nel pregare per loro.
Se questo è il percorso storico che ha portato alla nascita di Halloween, da dove viene, allora, l’aspetto macabro che caratterizza i modi celebrativi che il marketing economico sta imponendo alle nuove generazioni?
Nella corrente letteratura esoterica ed occultistica si danno delle fantasiose e infondate versioni della festa, Samhain sarebbe stato il nome di una oscura divinità, ‘Il Signore della morte’, che in occasione della sua celebrazione chiamava a sé gli spiriti dei morti, facendo sì che tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese per una notte, permettendo agli spiriti dei morti e anche ai mortali di passare liberamente da un mondo all’altro.
Samhain era invece la festa della comunione, dell’unità tra i vivi e i morti, dei quali non si aveva paura, ai quali si portava rispetto. Si pensava che in questo giorno i morti potessero tornare nella terra dei vivi per festeggiare con la propria famiglia, era l’occasione sacra in cui la barriera che separa il mondo dei vivi dal mondo dei morti poteva venir meno e a questi ultimi era concesso un fuggevole ritorno sulla terra… Si spiegano così alcuni gesti tradizionali, come far trovare le luci, perché i morti potessero ritrovare la via, far trovare cibo nelle tavole.
Il passaggio a questa visione non più religiosa della festa avvenne in età molto recente, nascondendo a bella posta l’antica tradizione celtica. In epoca vittoriana furono gli strati più elevati della società ad impadronirsi della festa: era di moda, in America, organizzare feste, soprattutto a scopo benefico, la notte del 31 ottobre. Era necessario tuttavia, perché Halloween fosse bene accetta in società, eliminare ogni riferimento di tipo religioso, in particolare la visione della morte, amplificando i giochi e la parte scherzosa e ludica della festa. La ‘festa dei morti’ si trasformò in una specie di celebrazione dell’oscurità, della magia, con contorno di streghe e demoni. La solidarietà tra le generazioni, tra i morti e i vivi, aveva lasciato posto ad un terrore cupo e gotico della morte. Halloween subì un processo di ‘de-cattolicizzazione’, e anche di ‘de-celtizzazione’.
Non è necessario opporsi a questa festa, che può essere, invece, occasione per una riscoperta degli antichi motivi che hanno dato origine a questa tradizione, liberandola dalla dimensione puramente consumistica e commerciale e soprattutto estirpando la patina di occultismo cupo dal quale è stata rivestita. Si può fare festa, spiegando chiaramente ai bambini che si festeggiano i morti e i santi, l’avvicinarsi dell’inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita. Si mangiano dolci di zucca, “ossa dei morti”, caldarroste…si prega per i morti e si lascia per loro una parte del nostro banchetto.
Le zucche possono essere intagliate, decorate e usate come lumi in questa notte speciale, inoltre in Italia ci sono ancora molte tradizioni che si possono riscoprire. Numerose sono le fiere delle zucche con giochi e intrattenimenti per i bambini.
In Sicilia è vista come festa gioiosa, dedicata soprattutto ai bambini e strettamente legata al valore simbolico del cibo e del dono. La leggenda vuole che i morti rubassero ai ricchi pasticcieri, fruttivendoli, commercianti, per lasciare regali ai propri cari in vita. Il professore di antropologia, Antonio Fragale, esperto di tradizioni popolari siciliane ci spiega che “il valore educativo sta proprio nel rompere la soglia della paura col mondo dei morti. Cala la soglia di mistero tra i vivi e i defunti. Ai bambini si dice che i morti vogliono loro bene, non devono aver timore di coloro che gli portano in dono quello che di più bello possono desiderare: giocattoli e dolci. La “caccia al tesoro” del 2 mattina si chiamava infatti “cercare i morti/ trovare i morti”: tipica era la frase nel ritrovamento de “li cosi di morti”/i doni “Ccà su”/qua sono. Quella di “apparare i scarpi” consisteva invece nel sistemare le scarpe vecchie in un angolo della casa, o in tempi più antichi addirittura disseminandole per il paese, per ritrovarle la mattina colme di dolci o sostituite da scarpine di zucchero o addirittura nuove.”
Rispondendo alla domanda iniziale, possiamo scegliere di festeggiare Halloween, ma come per ogni altro momento dell’anno, cerchiamo di dare un senso alle nostre azioni, portando in famiglia valori e tradizioni che riempiono i cuori dei nostri piccoli.
A cura di Elena Sanzovo, psicologa e responsabile dei Nidi in famiglia