La cura dei piccoli: 10 parole-chiave
La prima parola-chiave è amore: “L’amore è il bisogno primario dell’individuo, dalla sua assenza derivano tutte le varie problematiche mentali”, afferma W. Reich. La relazione madre-bambino è fondata sull’amore, che risponde ad un bisogno naturale e vitale, sappiamo che il soddisfacimento del bisogno di amore influenza la salute sia fisica che mentale, oltre che la felicità e la gioia del bambino e futuro adulto. Gli strumenti dell’educatore sono l’osservazione, l’ascolto attento, il rispetto dell’integrità e dignità del bambino, o come dice J. Korczak, “l’atteggiamento dell’educatore è amore incondizionato”. Per questo il bambino piccolo deve godere nel nido in famiglia di contatto fisico, coccole, atteggiamenti amorevoli, essere preso in braccio, portato con la fascia, rispondendo alle sue individuali necessità e abitudini di relazione corporea con l’adulto.
Il bambino e i colori per R. Steiner
Il bambino può sentire attraverso il colore che cosa i colori han da raccontare all’uomo, poiché in essi c’è un mondo intero. Ma gli si dà anche modo di vivere che cosa i vari colori hanno da dirsi fra loro, cosa dice il verde al rosso, il blu al giallo, il blu al verde e il rosso al blu.
Sono meravigliosi i rapporti dei colori l’uno con l’altro! In questo modo non si presentano al bambino simboli astratti o allegorie, ma si fa tutto con arte.
Allora sì che il bambino, sull’onda dell’esperienza artistica, si metterà di buona lena a formare immagini sulla carta, si divertirà a far saltar fuori le lettere a partire dalle figure, proprio come hanno fatto gli uomini nel corso dei millenni partendo da una scrittura in immagini.
da Rudolf Steiner, Arte dell’Educare Arte del Vivere. Fondamenti di pedagogia (seconda conferenza)
Il ritmo dell’anno in famiglia…inizia l’autunno
Il 23 settembre siamo giunti all’Equinozio, la giornata in cui le ore di luce e di buio si equivalgono, segnando l’inizio della stagione autunnale. Molte culture e religioni festeggiano questo periodo dell’anno, ricordiamo la Festa cinese della Luna, l’Equinozio d’Autunno dello Shintoismo, nella tradizione cristiana è presente la Festa di San Michele Arcangelo, il 29 settembre.
Le forze di Michele sono forze legate al coraggio, forze legate alla fine dell’estate, quando il calore del sole si affievolisce per lasciar spazio all’autunno e quando la natura, dopo averci deliziato con fiori, frutti e colori si nasconde, tornando a lavorare nel grembo caldo e nascosto della terra. Proprio in questo momento, di riflessione e tristezza per una stagione che se ne va, le forze del coraggio e della speranza vivono più che mai.
In che modo possiamo rivelare ai bambini più piccoli i segreti dell’autunno? Portiamo i bambini a raccogliere qualche foglia ingiallita e caduta dai rami, facciamogli sentire il fruscio del fogliame che sotto i passi dell’uomo si rompe e canta.
Il ritmo dell’anno in famiglia
I bambini sono abitudinari. La routine quotidiana è una fonte di sicurezza e benessere. Se le loro giornate sono scandite da piccoli rituali ripetitivi, si sentono tranquilli, non hanno da temere la disorganizzazione, la novità, la confusione. Hanno bisogno di giornate sempre molto simili tra loro, anche se con la necessaria elasticità.
Anche gli adulti per stare bene avrebbero bisogno di un ritmo regolare, che scandisce la giornata, ma anche la settimana, il mese, e l’anno..
L’anno è scandito dalle stagioni, ogni momento dell’anno porta con se la sua atmosfera, il suo colore, il suo sapore, elementi che colpiscono i nostri sensi e il nostro animo.
Possiamo simbolicamente dividere l’anno in 8 parti, 2 per ogni stagione, di circa 45 giorni, ogni parte culmina in una sua festività.
Il corso dell’anno è come un respiro a cui partecipano tutti gli esseri della Terra. Le festività, che possono essere legate alla natura, alle tradizioni, alla religione e ad antichi culti, sono un patrimonio per ossigenare la vita quotidiana della famiglia, alternando il tempo del lavoro con quello della festa.
Il gioco e’il lavoro del bambino
Quando gioca il bambino è completamente immerso in questo processo, partecipa con tutto se stesso, il corpo, le emozioni, la mente, per lui il gioco è una delle principali fonti di crescita. Attraverso il gioco il bambino cura lo sviluppo dei sensi, motorio, cognitivo, delle emozioni, del linguaggio, della creatività.
Il gioco nei primi anni di vita è fine a se stesso, il bambino non si prefigge uno scopo, non vuole vincere, non vuole produrre un capolavoro…gioca per giocare, per il semplice piacere di giocare, di sperimentare, di esercitarsi…
Per queste ragioni il bambino deve essere un protagonista attivo del gioco, deve poter scegliere spontaneamente che cosa fare, come base necessaria per ogni apprendimento futuro.
Il gioco umano presuppone l’apprendimento per imitazione, qualsiasi azione che facciamo in casa può diventare un gioco per i nostri figli, fare il bucato o stendere i panni per non parlare poi di cucinare o rassettare una stanza!L’importante è il coinvolgimento e l’entusiasmo con il quale proponiamo le attività da fare.
Da dove viene il bambino
Noi uomini abbiamo il compito di prendere il piccolo fra le nostre braccia quando varca la porta della nascita e di vegliare su di lui nei primi anni di vita, affinché possano liberarsi le forze vitali che preesistono nella sua interiorità, consapevoli che ogni bambino nasconde nel suo cuore una stella che farà brillare nel nostro mondo, se noi gli permetteremo di crescere sano e libero.
Occuparsi di un bambino piccolo è un compito impegnativo, di grande valore e responsabilità, sia come genitori sia come educatori abbiamo il dovere di svolgere questo compito con la massima dedizione, consapevoli che, nella nostra qualità di rappresentanti dell’umanità, siamo responsabili di ogni bambino nato su questa Terra, non soltanto dei nostri figli biologici. Colui o colei che si occupa di un bambino piccolo, non può fare riferimento a regole educative o principi teorici, deve avere piuttosto fatto proprie tutte le buone conoscenze in campo pedagogico per la crescita e l’autoeducazione di se stesso, sforzandosi di stare accanto al bambino in ogni attimo della giornata, come una persona “adulta e matura”, ricolma di buoni sentimenti, di idee morali e di elevato valore umano, sempre in contatto col mondo soprasensibile. (da “I mondi si incontrano in un nido”, 2010, Elena Sanzovo, Ed. Aedel)