Il cammino del bambino
Se volesse il bambino potrebbe
volarsene in cielo in questo momento.
Non è senza ragione ch’egli non ci
lascia.
Ama posare il suo capo sul seno della
madre, e non sopporta mai di perderla di vista. Il bambino conosce ogni sorta di sagge
parole, benchè sulla terra pochi ne
comprendono il senso.
Non è senza ragione che non desidera
parlare.
L’unica cosa che vuole è imparare le
parole dalle labbra della madre. (Rabindranath Tagore dalla raccolta di poesie “Luna crescente”, 1904)
Leggendo questi versi, l’essere umano emerge come una figura luminosa che, al momento del suo concepimento, inizia un cammino dal mondo dei Cieli a quello della Terra, tenuto per mano dalle forze spirituali e da quelle terrene.
Noi uomini abbiamo il compito di prendere il piccolo fra le nostre braccia quando varca la porta della nascita e di vegliare su di lui nei primi anni di vita, affinché possano liberarsi le forze vitali che preesistono nella sua interiorità, consapevoli che ogni bambino nasconde nel suo cuore una stella che farà brillare nel nostro mondo, se noi gli permetteremo di crescere sano e libero.
Occuparsi di un bambino piccolo è un compito impegnativo, di grande valore e responsabilità, sia come genitori sia come educatori abbiamo il dovere di svolgere questo compito con la massima dedizione, consapevoli che, nella nostra qualità di rappresentanti dell’umanità, siamo responsabili di ogni bambino nato su questa Terra, non soltanto dei nostri figli biologici. Colui o colei che si occupa di un bambino piccolo, non può fare riferimento a regole educative o principi teorici, deve avere piuttosto fatto proprie tutte le buone conoscenze in campo pedagogico per la crescita e l’autoeducazione di se stesso, sforzandosi di stare accanto al bambino in ogni attimo della giornata, come una persona “adulta e matura”, ricolma di buoni sentimenti, di idee morali e di elevato valore umano, sempre in contatto col mondo soprasensibile.
I suoi gesti di cura, per quanto semplici, devono essere compenetrati di amore per un essere che ci è stato inviato e affidato dal mondo dei Cieli, che deve essere costantemente tenuto per mano, protetto e nutrito di amore e gioia di vivere, ma disturbato il meno possibile nel suo sviluppo.
Ricordo una conversazione con un’anziana signora, ormai bisnonna, che non aveva grande cultura ma che nella sua lunga vita aveva saputo raccogliere i frutti della saggezza popolare; le era stato chiesto che cosa si deve fare con i bambini piccoli e lei aveva semplicemente risposto: “Niente, solo amarli!”.
Ogni madre sa in cuor suo cosa vuol dire questa frase, la gravidanza e la nascita sono accompagnate da uno stato di particolare consapevolezza, in cui un amore incondizionato e carico di dedizione viene riversato sul bambino, che se ne nutre profondamente fin nei suoi organi, l’amore di una madre per il suo bambino è certamente un elemento spirituale, non tangibile, non materiale, ma è una fondamentale forza di crescita che non possiamo sottovalutare parlando di cura dei piccoli.
Il bambino ha un bisogno vitale di questo nutrimento anche quando è lontano dai suoi genitori, il mondo dei Cieli è pieno di amore e il bambino, nel suo cammino verso la Terra, porta con sé questo ricordo, accostandosi a noi uomini con totale fiducia. E’ meraviglioso il suo sguardo con gli occhi sgranati di fronte al mondo, sono occhi in cui si può leggere il riflesso del luogo dorato da cui il bambino proviene, che aspettano solo un nostro gesto, sono occhi che mi riempiono sempre il cuore e allo stesso tempo mi fanno temere di non essere all’altezza, di non saper compiere il “giusto” gesto d’amore, ed è in quei momenti che vengono in soccorso gli esseri spirituali che accompagnano il piccolo.
da “I mondi si incontrano in un nido”, 2010, Elena Sanzovo, Ed. Aedel