Mamme, papà, oggi ci focalizziamo su una fase cruciale della crescita, che quando arriva prende un po‘ tutti alla sprovvista.
Intorno ai 18/24 mesi, accade che il bambino inizi a essere particolarmente oppositivo. I genitori si trovano improvvisamente a dover fronteggiare vere e proprie crisi di rabbia, urla e pianti inconsolabili.
Questa è un’importante fase evolutiva, quella che alcuni chiamano “i terribili due”, in cui il bambino inizia a percepire se stesso come persona dotata di una propria volontà e un proprio pensiero.
Ma cosa si nasconde dietro queste crisi?
Accanto ai continui “no” iniziano a comparire anche le parole “io” e “mio”: questo significa che compare nel bambino il bisogno di affermare la propria indipendenza dagli adulti.
Il bambino in questa fase è combattuto: da una parte vuole affermare se stesso e percepisce questo distacco dalla mamma, dal papà o dalla figura di riferimento, dall’altra questo cambiamento lo spaventa perché non sa cosa troverà in questo nuovo mondo. Questa contrapposizione di stati d’animo crea in lui una frustrazione ed ecco che si manifestano le crisi di rabbia apparentemente inspiegabili.
Cosa devono fare i genitori?
- Innanzi tutto non percepire questi comportamenti come una sfida che il bambino fa contro l’adulto (il concetto di sfida è ben lontano a questa età, richiede capacità cognitive come la pianificazione e la correlazione tra azione e conseguenza, che il bambino inizia a padroneggiare solo intorno ai sei anni);
- comprendere l’importanza di questa fase di sviluppo e accogliere gli stati d’animo del bambino, ponendo certamente dei limiti chiari e rigidi (non permettiamo al bambino di rompere oggetti o correre in mezzo alla strada) ma dandogli la libertà di esprimere la sua emozione.
Ricordiamoci che la mamma o il papà sono le persone con cui il bambino ha più confidenza e con cui si sente libero di essere se stesso, per questo, con loro, le manifestazioni di questi stati d’animo sono molto forti; - prevenire! Evitare di sovraccaricare il bambino di stimoli (come fargli frequentare ambienti affollati, centri commerciali) e evitare di fargli fare troppe attività nella stessa giornata. La stanchezza rende tutti più nervosi;
- predisporre l’ambiente in modo sicuro, in modo che possa muoversi e giocare liberamente senza dovergli imporre troppi divieti (in generale è meglio dare poche regole e chiare: troppe limitazioni creano frustrazione);
- dare una routine fissa e incanalare questo bisogno di autonomia nella quotidianità: il bambino può aiutare mamma e papà in piccoli compiti come apparecchiare la tavola, oppure compiere azioni da solo come andare in bagno, vestirsi, mettersi le scarpe;
- di fronte alla crisi, non urlare. Questo fomenterebbe solo il disagio del bambino. Cercare invece di mantenere la calma e trovare una tranquillità interiore (facendo un bel respiro, contando fino a dieci, spostandoci in un altra stanza il tempo necessario per diminuire la tensione);
- rassicurare il bambino e non sminuire le sue emozioni (se gli diciamo “non fare così”, “non si piange per questo” gli passiamo il messaggio che quello che prova è sbagliato), anzi verbalizzarle (“vedo che questa cosa ti fa arrabbiare”, “capisco che sei triste perché”); se accetta il contatto fisico, abbracciamolo, oppure stiamo semplicemente accanto a lui: conteniamo questa esplosione di emozioni.
- Il messaggio che deve arrivargli è “capisco che sei arrabbiato, lo accetto e sono qui per te”
In conclusione, sappiamo bene che per i genitori non è facile mantenere sempre la calma e la serenità, mediare e prevenire, a volte per giornate intere, tutto questo nel contesto della vita frenetica di tutti i giorni, ma proviamo a cambiare punto di vista: e se invece di chiamarli “i terribili due” provassimo a chiamarli “i magnifici due”?
Già perché il nostro bambino sta compiendo un grande passo verso la costruzione della sua personalità, sta acquisendo fiducia in se stesso, la curiosità lo spinge a voler sperimentare cose nuove e tutto questo in parte è anche merito nostro.
“Nella fase dell’autonomia i bambini iniziano a costruire la fiducia in se stessi.
Se dicono sempre di no, significa solo: “Io sono autonomo”. Non è meraviglioso? Se la si prende da questo lato, non capita nulla. Ma se la si butta sul personale, la cosa diventa ardua”.
Jesper Juul